Ossessione per gli oggetti strani come, per esempio, i cristalli, i caleidoscopi, le sfere di plastica piene di neve artificiale. Collezionare i tic e le abitudini particolari delle persone suddividendole in categorie del tipo «quelli che sbattono la porta» o «quelli che chiamano per nome quando salutano». Poi, quanto a fobie: paura di affogare, delle gallerie, delle grotte, dei sotterranei, dei tunnel delle streghe. Queste sono solo alcune delle stranezze che caratterizzano Claire Brincourt, una correttrice di bozze parigina decisamente fuori dal comune, ipocondriaca, ossessionata dagli spazi chiusi, in perenne ricerca del silenzio. La sua vita - e così anche tutta la vicenda narrata da Sophie Bassignac in Gli acquari luminosi - si svolge intorno al palazzo in cui abita e soprattutto al suo cortile interno, una “scatola” rettangolare sul quale si affacciano tutti gli appartamenti, permettendo agli abitanti di curiosare nelle vite altrui, come osservatori di tanti piccoli acquari illuminati. Uno di questi appartiene al signor Ishida, un misterioso giapponese che riesce ad attirare l’interesse di Claire e ad instaurare con lei una delicata amicizia. A sconvolgere la situazione arriva, immancabile, un personaggio inquietante, un certo Rossetti, che illuminerà le numerose zone d’ombra della vita di Ishida e catapulterà Claire in un intreccio di indagini e pedinamenti capace di dare alla protagonista un nuovo punto di vista sulla sua nevrotica esistenza. (SOPHIE BASSIGNAC, Gli acquari luminosi, Einaudi editore, Torino 2010, pp. 184, 16,50 euro)
© RIPRODUZIONE RISERVATA