Ma quale gioco... Quando il “gaming” è una cosa seria

Edoardo Badolato “Carnifex” svela i segreti per diventare un professionista alla consolle

25enne Edoardo Badolato non ha seguito la strada del padre Ettore, ex ciclista professionista. Al posto di inforcare una bicicletta e pedalare si è dato un nickname, “Carnifex”, e si è seduto davanti a un pc per giocare. Normale pensare: per non far fatica… Ma dopo aver letto il suo libro, “Come diventare un campione nel gaming”, il preconcetto svanisce e il verbo “giocare” viene sostituito da “lavorare”. “La mia giornata inizia con sei ore di training sul gioco, precedute da dieci-quindici minuti di riscaldamento su KovaaK. Finite le sei ore, mi dedico allo studio delle partite degli altri giocatori: guardo VOD (video on demand), ne ricostruisco i punti salienti per capire le strategie che hanno usato e per provare a implementarle nel mio stile di gioco”. Essere un professionista di eSport vuol dire impegnarsi duramente. Edoardo, diploma artistico, è diventato uno dei giocatori più forti al mondo e nel 2019 si è classificato sesto, su 40 milioni di players, ai Campionati Mondiali di Fortnite (creative), vincendo un montepremi di 250mila dollari. “Stiamo attenti a non sederci sugli allori quando avremo trovato la nostra strategia, che magari darà̀ i primi risultati. Gli FPS (first person shooter) cambiano in fretta, così come le strategie che funzionano e, senza un aggiornamento continuo della propria dinamica di gioco, senza sapere dove si sta muovendo la community di quel gioco in quel preciso momento, siamo destinati a non durare”. La carriera negli eSport è breve e verso i 30 anni si va in fuorigioco. Quindi l’autore dispensa saggi consigli per la vita reale, scacciando il fantasma del doping. “Il riposo è̀ importante quanto l’allenamento, staccare la testa dal monitor del computer, svagarsi, è̀ fondamentale per giocare bene. Io, finita la mia sessione di allenamento, esco sempre di casa per andare a correre. Altra cosa fondamentale sono le ore di sonno». Edoardo ha il grande merito di aver scritto un libro per ogni generazione. Se un adolescente può apprendere i segreti di software e hardware, un genitore può approcciarsi a questo mondo interessante seppur insidioso, tanto da poter mandare in burnout un figlio. Un mondo virtuale da non chiudere in cameretta, e che potrà entrare come sport dimostrativo all’Olimpiade di Parigi 2024.

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