L’orrore senza senso nel “Niente” di Teller

Censura e premi nel mondo per Niente di Janne Teller, piccolo, durissimo libro sul senso della vita dai toni acidi come i colori della copertina in rosso e azzurro. C’è, in copertina, il profilo di un ragazzo arrampicato sull’albero, immagine apparentemente innocente come i protagonisti del racconto ambientato a Taering «un piccolo centro della periferia di una media città di provincia», un posto “quasi elegante” Accade che l’ultimo giorno di scuola, felice per quelle vacanze che tutti aspettano, Pierre con la testardaggine senza titubanze degli adolescenti, decide di salire su un albero per ripetere ossessivamente al mondo la sua verità: «Non c’é niente che abbia senso,/ è tanto tempo che lo so. Perciò/ non vale la pena fare niente,/ lo vedo solo adesso». Una frase, una cantilena, un monito che cade come un macigno sulla vita del quartiere, fino a sconvolgerla definitivamente, con i tentativi prima con le buone, poi con la violenza e poi con uno stratagemma di convincerlo a scendere dall’albero, convincendolo che ha torto. Ognuno porterà un “dono”, accatastandolo sotto la pianta, in una impressionante, irripetibile escalation di violenza, fino al puro orrore che brucerà in un rogo senza condizioni. E Niente è appunto orrore allo stato puro, gelida follia, spietata insensatezza, il tutto raccontato da Janne Teller con semplice distacco, elegante presa di distanza. Il libro è stato duramente contestato in molti paesi, esaltato dalla critica e premiato in altri. È un libro semplicemente, naturalmente “spaventoso”, come solo la realtà a volte riesce ad essere.

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