L’opinione pubblica, “regina” del mondo

di Marco Ostoni

«I grandi educatori politici dell’età contemporanea, un Churchill, un de Gaulle, un Gandhi, sono uomini che hanno saputo resistere agli impulsi del momento, affrontando l’incomprensione, attraversando il deserto. Un leader democratico non può avere come unico programma quello di essere compreso, e ancor meno quello di essere amato. Ma conduce il popolo a volere ciò che è nel suo superiore interesse». Così il politologo francese Jacques Julliard chiude il suo libello su quella che Pascal definì «la regina del mondo», ovverosia l’opinione pubblica. Quella che rappresenta, accanto al suffragio universale, una delle due “gambe” su cui si reggono le democrazie moderne, in un equilibrio che negli ultimi decenni – complice il web e le trasformazioni della società massmediale – si è pericolosamente incrinato, piegando verso la supremazia dell’opinione (doxa) e trasformando così le democrazie in doxocrazie. Organizzazioni politiche, cioè, in cui la ricerca del consenso, attraverso lo strumento del sondaggio, diventa preliminare all’assunzione di una qualsivoglia scelta, finendo in tal modo per impedire o rallentare i processi decisionali e – quel che è peggio – per piegarli verso più facili e comodi accenti populistici. Julliard però vede il bicchiere mezzo pieno ed è convinto, come fa notare nella prefazione anche Ferruccio De Bortoli, che vi sia la «possibilità di governare la democrazia di opinione senza degradare o svilire le istituzioni della rappresentanza», questo a patto che «le classi dirigenti capiscano la portata del cambiamento».

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JACQUES JULLIARD, La regina del mondo. Il potere dell’opinione pubblica Marsilio, Venezia 2010, pp. 106, 10 euro

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