Lo sguardo sul Continente nero

Il coraggio di una parzialità per nulla “politically correct” regala autentici tesori di verità

I sei reportage narrativi raccolti dal Nobel per la Letteratura 2001 si sono attirati diverse critiche per il loro sguardo sul Continente africano, passato al vaglio di un’osservazione che non nasconde il disagio intellettuale, il disgusto o la semplice noia di fronte a culti dalle pretese misteriche, inclini a sacrifici cruenti e poveri di contenuti filosofici. Se a tutto ciò si aggiunge l’idiosincrasia per le forme più tradizionaliste di società islamica e la diffidenza suscitata dalle grandi religioni monoteiste abbracciate senza rinunciare all’orizzonte animistico, potremmo eleggere il libro di Naipaul a esempio di illustre conservatorismo contemporaneo. Ma lo scrittore di Trinidad ha notevoli riserve stilistiche e ampie capacità analitiche, così che il coraggio di una parzialità per nulla politically correct regala, accanto a eccessi di discutibile ripulsa, autentici tesori di verità. L’indagine attorno alle religioni tradizionali compiuta tra il marzo del 2008 e il settembre del 2009 inizia nell’Uganda, la cui capitale Kampala si espande in un profluvio di metastasi cementizie. Nelle magnifiche campagne dell’antico regno del Buganda si respira la tensione di una tregua apparente, la vita che malgrado la ruota scandita dalle occupazioni quotidiane rimane intimamente legata alla stregoneria e alle rivalità sanguinarie di villaggio in villaggio. Il mondo degli spiriti e delle pratiche tradizionali diventa protagonista della narrazione quando Naipaul si occupa della civiltà autoctona ugandese sopravvissuta fino alla metà dell’Ottocento e testimoniata da esploratori come Stanley, tra i primi ad addentrarsi in regni governati da re venerati come emanazioni divine. Il soggiorno in Nigeria è un’immersione nel paganesimo, avvicinato grazie all’incontro con diversi capi tradizionali, dall’oba (re) di Lagos al babalawo, figura ricorrente di mago o stregone, fino all’oni di Ife, lo chef spirituale del popolo yoruba. Naipaul passa di mentore in mentore, ricevuto e accompagnato sul posto da guide autorevoli e bene introdotte in ambienti politici e religiosi.

In Ghana sarà la volta di Pa-Boh, segretario di sette capi tradizionali, che introduce il reporter al gran sacerdote dei ga. La rotta africana del distinto signore di lettere punta quindi su una Costa d’Avorio che ritrova trasformata rispetto a una visita di qualche decennio prima. Il cielo serale di Abidjan oscurato da sciami di pipistrelli portatori del virus Ebola è il luttuoso sudario che copre una città un tempo densa di fascino coloniale e ora preda di speculatori selvaggi. Il re della foresta si trasforma nel racconto del lungo regno del vecchio presidente Houphouët, amato dal popolo e dai francesi, prodigo di opere grandiose quanto deliranti e votate alla dissoluzione. Naipaul scrive di un Sudafrica in cui i vecchi coloni bianchi sono spariti dalle prime linee ma hanno trovato alleati in un gruppo di africani compiacenti, spartendosi con essi l’azionariato delle società che contano. Le antiche ferite sono rimaste aperte e la questione razziale è tuttora la più grave emergenza del paese. L’ostacolo più grosso a uno sviluppo reale è l’arretratezza del sistema scolastico, inaccessibile alla larga maggioranza degli oppressi o dei poveri. Non manca, nella caleidoscopica officina dello scrittore di lingua inglese, la rievocazione storica dell’esodo dei boeri da Città del Capo nella prima metà dell’Ottocento. Negli anni Novanta dello stesso secolo, un ospite illustre viaggiò in condizioni disastrose da Durban a Johannesburg e quindi a Pretoria: si chiamava Mohandas Gandhi, un timido avvocato giunto in Sudafrica per assistere un ricco mercante indiano di religione musulmana. Giovane e inesperto, subì angherie e umiliazioni, resistendo anni e anni in questa terra, fino a trasformarsi in un uomo di mezza età pronto a dare fondo ai suoi prediletti strumenti politici: “la disobbedienza civile, il digiuno, la spiritualità universale.”

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V.S. NAIPAUL, La maschera dell’Africa

Adelphi, Milano 2011, pp. 289, 22 euro

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