Lo sguardo della poesia e un ordine per il caos

Nell’autorevole prefazione al volume Carmine Tedeschi scrive: «Non fatevi ingannare dall’aria di smarrimento che in seguito circola da padrona nella raccolta: niente è lasciato al caso nell’accumulazione apparentemente casuale e caotica di oggetti ed eventi e luoghi e momenti e sensazioni e persone e ricordi e nomi, tutti evocati per virtù della parola dalla melassa della quotidianità e infilati un verso dopo l’altro, come in uno svolgimento inventario, a far da cornice alla rassegnazione e al lasciarsi andare ai capricci della sorte». E più in là: «Niente è meno rassegnato di chi cerca un senso al caos». Bene, con una scrittura tersa e solida, lungo le direzioni delineate da Carmine Tedeschi, Russo dispone un proprio personale libro delle Occasioni, una serie di istantanee della sensibilità ed una “radiografia” del proprio vissuto e della intersoggettività che lo circonda. Sconta il libro forse, una sostanziale calcolata frammentarietà e qualche vizio di “tardo naturalismo” (se il mondo ci appare frammentario e disperso, la scrittura sarà frammentata e dispersa, come in ogni forma di naturalismo, compreso quello neoavanguardistico: mondo alienato ovvero scrittura alienata….), ma il dettato è solito e sostanzioso e fa ben sperare. Un assaggio: «Da mesi vivo contando gli scarti / cavalco le unità di misura / centimetri cubi d’aria chilometri / d’autostrada litri d’acqua dei fiumi / padani fermate della metropolitana / minuti di ritardo mesi e secondi / che verranno madre che mi domandi / al telefono del tempo che fa / per ottenere chissà quali rivelazioni / padre che chiedi il conto dei battiti / del cuore tu sì abituato a pesare / a quadrare a tagliare».

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