L’incredibile storia del fegato trafugato

Nato il 21 settembre 1950, Paolo Maurizio Bottigelli è un poeta piacentino, conosciuto in tutta Italia e pubblicato anche negli Stati Uniti. Apparso in alcune trasmissioni Rai, collabora da dieci anni con il quotidiano di Piacenza «Libertà» e con Telelibertà per i servizi culturali. Da sempre innamorato della sua città, una piccola realtà di provincia che lo scrittore ha visto trasformarsi radicalmente nel corso del tempo, ha ambientato proprio in essa il romanzo L’incredibile caso del fegato etrusco, un noir che si svolge negli anni Sessanta e che vuole ricordare le atmosfere dei film di Lino Ventura. Protagonista del racconto è il commissario Gilè, un poliziotto che è anche un poeta disilluso e gira senza pistola, un uomo che, stanco del suo lavoro, preferisce spesso volentieri ristorarsi nelle osterie della città emiliana piuttosto che occuparsi delle indagini. Tuttavia, non si trattiene dall’investigare su un caso alquanto misterioso e assai scomodo, il furto del Fegato Etrusco, reperto storico di fama mondiale e di importanza fondamentale per la conoscenza della civiltà preromana, conservato a Piacenza a palazzo Farnese. Ma non tanto la trama, quanto invece la ricostruzione millimetrica della città costituisce il punto focale del romanzo. Piacenza è rievocata con minuzia geografica e precisione storica tanto da poter essere percorsa a mente dal lettore, accompagnato dall’umanità variopinta e stravagante che popola tutto il romanzo.

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ANDREA SANGIOVANNI, Le parole e le figure, Donzelli, Roma 2012, pp. 371, 22 euro

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