Le vite riannodate di quei fratelli diversi

I ragazzi Burgess non sono più ragazzi, ma adulti travolti nelle vicissitudini di vite mature segnate da storie diverse, che li riuniscono quanto li aveva allontanati il dramma che aveva segnato la loro giovinezza. Non sembrano neanche più fratelli i Burgess, tanto le loro storie si sono allontanate l’una dall’altra sia nel tempo, che nello spazio. Da piccoli Jim, Bob e Susan vivevano nel Maine a Shirley Falls, in una casetta gialla in collina. Poi lì, nella provincia dimenticata, è rimasta solo Susan, consumata dalla solitudine, mentre Jim è volato a New York nelle braccia del successo e della sua splendida moglie Helen, e con lui è approdato a Brooklyn anche Bob (a sua volta avvocato), che però del successo ha goduto soltanto l’ombra, e la moglie lo ha lasciato ben presto alle sue indecisioni... Ma la storia che da il “la” al libro non è che una semplice scusa per Elizabeth Strout per offrire al lettore uno spaccato dell’America che somiglia a un quadro iperrealista, descritto con la sua narrazione prosciugata, al limite dell’aridità.

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Elizabeth Strout, I ragazzi Burgess, Fazi Editore, Roma 2013, pp. 445, 18.50 euro

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