Le “visioni” confuse tra Pluto e scimpanzè

Quante pagine bisogna sfogliare per capire se un romanzo merita di essere letto? A volte sono sufficienti due paragrafi: «Topolino è l’epifania plastica del mito» si legge a riga 18, e questo dovrebbe bastare a condannare il resto alle braci del caminetto. A meno di voler trascorrere le successive 140 pagine in balìa della prosa enfatica e pretenziosa del 31enne Riba, autore di un romanzo che parte con un eclatante suicidio a Disneyland Paris (Pluto si dà fuoco sotto gli occhi di un giornalista di «Le Monde») e prosegue addentrandosi nel passato del dottorando in etologia che veste il sintetico costume, in un groviglio di personaggi dai contorni nebulosi, fra cui anche gli scimpanzé Vladimiro e Zoila. L’autocompiacimento lessicale di cui è imbevuta la narrazione vanifica gli intenti visionari dell’autore, cui verrebbe da rispondere con le stesse parole della lettera di rifiuto che il protagonista del libro riceve in risposta al suo manoscritto: «Sento il ribollire delle sue pagine, ma non vedo ancora la via per incanalare tutta questa energia in un buon libro».

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Raffaele Riba, Un giorno per disfare, Edizioni 66thand2nd, Roma 2014, pp. 141, 15 euro

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