Le opere di Comes, poesia scritta a lapis

Come le sintetiche immagini di Fred Charap in bianco e nero che accompagnano il volume, queste poesie molto terse della Comes hanno la felicità della melodia e della poesia scritta a lapis. Sono poesie all’aria aperta marinaresche, un po’ diario, un po’ resoconto di viaggio, un po’ arabeschi, volute nell’aria. Il dettato è terso, disteso e narrativo, in parte descrittivo e di fisica felicità. La “materia” è lieve, ma precisa senza retromondi fin dalle prime poesie: «D’estate l’uomo racconta di altre estati. / Di una lunghissima / e con il braccio fa un gesto ampio, / ma senza nostalgia. / Racconta di una foresta tropicale / e dell’oceano che canta / e dell’acqua che si colora e lui la segue / prendendo appunti sul block notes giallo. // Ho visto le fotografie dei suoi mulini. / Pezzi di eliche e l’intera classe che sorride. / Lui ha una gonna a fiori di malva. / Il suo volto appare e scompare / davanti e dietro l’obiettivo. / Viaggia notte e giorno / senza fermarsi e pensa / che qui è abbastanza lontano, ma non si ferma. // Poi un giorno è tornato a casa / una casa a sud con le grandi ombre / proiettate sulle siepi e sulla porta del garage». Una solare poesia-racconto, in un processo di tipicizzazione di sentire ed eventi. Nata a Firenze la Comes vive tra Italia e Francia. Allieva di Amelia Rosselli ha vinto numerosi premi di poesia. Traduce dal francese per numerose case editrici. Si è occupata di Pier Paolo Pasolini curando le poesie e le note filologiche dell’opera poetica per i “Meridiani” Mondadori. Si è occupata anche di didattica della poesia, soprattutto per i bambini.

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ANNALISA COMES, Fuori dalla terraferma, Gazebo Editore, Firenze 2011, pp. 46, 10 euro

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