L’attività multiforme di Maurizio Cucchi

Da tempo si sentiva la mancanza di una collana di profili di scrittori del Secondo Novecento, guide agili e sicure, su modello di quelle del “Castoro” della Nuova Italia, o dei volumetti di un tempo della Mursia. Purtroppo, sulla poesia degli ultimi quarant’anni, di “corrimani” del genere, non c’è praticamente nulla, o poco. Merito è di Franca Severini e Daniela Marcheschi - per i tipi di Zona franca di Lucca, “libri con la copertina di cartone”, numerati e da collezione - se una tale collana sta crescendo a poco a poco. Dopo le monografie di Pier Luigi Bacchini, e di Primo Levi, ecco quella di Maurizio Cucchi, la prima di tal genere a lui dedicata da Daniela Marcheschi.Con dovizia di apparati, con la solita accuratezza, novità di lettura e acribia critica la Marcheschi segue la multiforme attività di Cucchi da Il disperso composto negli anni Settanta del secolo scorso a Vite pulviscolari edito da Mondadori nel 2009. In questa ampia ricognizione dalla poesia al teatro, alla narrativa e quant’altro, dello scrittore milanese Marcheschi fa opera di pulizia di parecchi fraintendimenti accumulatasi negli anni, ed apre una sua innovativa dimensione interpretativa. Il volume è inoltre arricchito da un inedito giovanile di Cucchi riprodotto in foto, Scroscio del 1963 che nella parte centrale porta i seguenti versi: «La stazione trentina, / dove rapito, / dal profumo dei monti, / e dal tuo viso, /dalla tua essenza / irreale, / ti vedevo riemergere dal suolo / tremolante, / come un’onda a mezzanotte, /sotto l’auspicio/ del grande mausoleo».

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