L’Argentina dei padri, un miscuglio di genti

Un romanzo storico e autobiografico, il romanzo di una famiglia e di una nazione: Una volta l’Argentina è l’ultima, efficace prova narrativa del giovane Andrés Neuman. Figlio di musicisti emigrati, classe 1977, natali a Buenos Aires e residenza attuale in Spagna, a Granada, Neuman si è fatto conoscere dai lettori italiani con Il viaggiatore del secolo e di recente è stato ben accolto dal pubblico della Milanesiana. In questo lavoro ricostruisce la storia della sua famiglia, nata dal curioso incrocio tra un nonno russo nato sotto gli zar e un nonno francese, scultore ed eretico, costretti a scappare dal proprio Paese per cercare fortuna Oltreoceano in quell’Argentina del Nord che nessuno sapeva allora nemmeno dove fosse. Nazione letteralmente costruita da immigrati, gente pazza e un po’ lunatica, creature quasi mitologiche, uomini e donne quasi incantati, l’Argentina comincia a delineare la sua polimorfa identità agli inizi del Novecento. Così avviene anche per la famiglia Neuman, alle prese con discendenti che dagli avi russi e francesi hanno ereditato soprattutto l’originalità. Con sapienza narrativa - non a caso Neuman è stato “adottato” da Roberto Bolaño - lo scrittore ci conduce per mano attraverso un secolo, intrecciando la storia personale, con quella del suo Paese. Romanzo storico e al contempo opera di formazione, Una volta l’Argentina è soprattutto un inno d’amore per la propria patria, e per i propri avi, gente indomita che sfidò mari in tempesta e una realtà inospitale pur di poter contare qualcosa e trovare il posto giusto nel mondo.

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