L’altra metà del cielo vicino a un dittatore

Stalin fu un vero “playboy”. Uno di quelli che alle feste puntava la ragazza giusta e la bombardava di palline di pane da un tavolo all’altro fino ad ottenerne l’attenzione. Pare che il suo accento georgiano e la sicurezza che sapeva di avere (nonostante un aspetto fisico non certo notevole) lo rendessero molto popolare tra le giovani russe della sua generazione, anche ben prima dell’ascesa politica. E che dire di Lenin, che nel Cremlino era riuscito nell’improbabile arte diplomatica di far convivere la sua seconda moglie con l’amante ufficiale, delegando all’una e all’altra importanti incarichi all’interno del partito? Mao batte tutti, con le sue quattro mogli, due delle quali esperte nell’arte della propaganda e delle sottigliezze ideologiche da metterlo spesso in difficoltà. Si chiamano Clara, Nadia, Magda, Felismania, Jan Qing, Mira e sono spose, muse, amanti, ispiratrici: sono le Donne dei dittatori le cui vite la giornalista francese Diane Ducret ha raccolto in un corposo e documentatissimo saggio. Leggiamo delle struggenti lettere d’amore del Duce a Rachele quando la fine ormai era prossima e del rapporto intenso che Hitler ebbe con Magda Goebbles, una relazione platonica molto più forte di quella - più famosa - con Eva Brown. La ricerca storica dell’autrice è minuziosa e ci aiuta a rileggere la storia del Novecento (da Salazar a Bokassa) da una prospettiva diversa: vi furono donne, magari appena nominate nei manuali, che influirono profondamente negli sviluppi della grande storia. Questo libro (gradevole da farci divertire, ma serio per non farci sentire in colpa) ce le presenta una dopo l’altra.

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DIANE DUCRET, Le donne dei dittatori, Garzanti Editore, Milano 2011, pp. 408, 22,60 euro

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