L’addio di Ceronetti al secolo “crudele”

Dal secolo “lungo” a quello ‘crudelé, da Hobsbawm a Ceronetti: un lunga carrellata sul «mistero e la sopravvivenza» (come dice il sottotitolo del libro) di un periodo che, secondo il filosofo, «è un gorgo di eventi, immagini e persone, un tornado» che ha travolto tutto e tutti. Ceronetti racconta questa «vertigine» e lo fa a modo suo: «Un occhio umano, di vecchio - scrive - guarda, riflette, interroga il secolo in cui si è illuminato di miserie e di destini, in cui la domanda “unde malum” e una particella di Amore infinito gli hanno tracciato una via. Durante una sosta gli appare questo enigma: che cos’è un vero occhio? Il monaco non rispose». Sarebbe interessante sapere quale sia «la sosta» di cui parla Ceronetti, ma basta per comprendere la sua prima osservazione: «Ogni secolo di storia umana è sfinge...» e il ventesimo secolo «é sfinge delle sfingi. Ci sfida ad interrogarlo». Per lui - che (insieme a Laura Fatini) accompagna il libro con numerose illustrazioni con il compito di colmare i silenzi e il vuoto delle parole - gli eventi più importanti sono «migliaia», tuttavia sono due o tre quelli che «restano in pugno». Ecco allora il rinvenimento dei rotoli di Qumran. «Tutto è là - scrive - mutilato, segreto, divulgabile attraverso le generazioni... i pochi vocati, i dispersi nel modo da sempre, “figli e figlie della Luce”, riscoprono un’origine, una matrice, rocciosa e trascendente». Il secondo - stesso anno del precedente, il 1947 - sembra essere l’Affare Roswell: l’incontro con gli Alieni. «L’ipotesi più affascinante per me - osserva Ceronetti - è che Roswell come i molti avvistamenti di quell’anno ufologico abbiano provocato nei due governi la paura di attacchi prossimi dallo Spazio».

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