L’“Abbecedario” di Brendel, una lezione per i pianisti

Che il pianista Alfredo Brendel, classe 1931, non fosse solo un musicista, lo si sapeva da tempo. I suoi libri di poesia e i saggi, tutti pubblicati da Adelphi, avevano riscosso un certo successo di critica e di pubblico. Ma che fosse anche un acuto aforista, un cultore del frammento, un raffinato sistematore di alfabeti e di elenchi, sorprende ancor più: il tutto alla luce del suo ultimo libro, Abbecedario di un pianista, tradotto da Clelia Parvopassu e corredato da alcuni disegni di Gottfried Wiegand. Qui, come avverte lo stesso Brendel, il musicista affronta con piglio sopraffino ma allo stesso tempo critico, non senza ironia e con facilità di affondo nelle questioni cruciali, tutte le sue predilezioni. E lo fa con la vera saggezza di chi esercita ancora il proprio paziente e severo magistero al servizio degli altri.

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Alfred Brendel, Abbecedario di un pianista, Adelphi editore, Milano 2014, pp. 156, 12 euro

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