La voce degli ultimi in un mondo a colori

Nella collana “I Poeti di Smerilliana” diretta da Enrico D’Angelo, tradotto da Eros Baldissera, compare quest’antologia delle poesie di Nazìh Abu ‘Afash, nato a Marmarita nel 1946 in Siria, e considerato uno dei maggiori letterati siriani della seconda metà del XX secolo. L’antologia è costruita scegliendo dalle due raccolte Libertà cercando e amore (1997) e Armi nere (2010) e da un gruppo di inediti tradotti per la prima volta. Secondo le proprie tradizioni, è questa una poesia di intonazione civile, che mira a evidenziare le condizioni reali e ultime dell’uomo, con accenti di solitudine cosmica e di pessimismo, sorte degli ultimi e dei “tormentati”.Ricca di colori e di immagini, musicalmente densa, densità che il traduttore ha tentato di rendere in un italiano chiaro, metaforizzante e retoricamente ricorsivo, ricca di enunciazioni e apologhi e a tratti meditativa, attenta alle contraddizioni e ai paradossi della vita, la poesia di Abu ‘Afash ci convince anche per l’immediatezza con cui cattura il lettore.Per tutte le poesie Un posto adatto: «Mi chiese il boia: / dove vuoi che ti tagli la testa? / Risposi: non so. / Suvvia, cerchiamo un posto adatto. / Girammo per le strade, entrammo nei caffè, / ci intrufolammo nelle baracche / dei comandanti gli eserciti, / bussammo alle porte dei conoscenti. / Cercammo nelle piazze, nei libri, nelle foci dei fiumi.../ ma non trovammo un luogo adatto / per uccidere un uomo! / Al mio compagno non restò / che uccidermi in mezzo alla strada. / Per questo... oggi sono triste».

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