Con quale delicatezza e poesia Anna Marchesini, attrice, regista teatrale, insegnante all’accademia d’arte drammatica e protagonista di opere di Alan Bennett, Tommaso Landolfi e Samuel Beckett, tratta temi tanto universali quanto contrastanti quali il dolore e la malattia, la felicità e il tradimento, l’amicizia e l’amore... Anche nel suo secondo romanzo, dopo Il terrazzino dei gerani, commuovono queste storie di esistenze fragili di donne che si incontrano nello studio di un medico e che, pur vivendo sofferenze indicibili, vuoti incolmabili e dolori profondi sono in grado di cogliere momenti di gioia occasionalmente offerti dalla vita. La signorina Else e Zelda, due universi disfatti alla ricerca di senso e preda della depressione che si incontrano con il dramma di Maria; altra storia, altra sofferenza... mai così vicine, tre donne schiacciate da tanto silenzio. Così l’autrice, tra lirismo e ricercatezze linguistiche, in un tripudio di metafore e similitudini tratte dal mondo dei fiori, delle piante e degli animali, scende negli oscuri meandri di un dolore che già sembra aver conosciuto, se ne appropria ancora, forse per liberarsene, lo cede alle sue creature di carta che diventano ombre singhiozzanti e smarrite, farfalle che si dibattono dentro un bicchiere di vetro rovesciato e che sembra non possano nulla contro vicende che le vedono protagoniste. Esse svolazzano tra le pagine del libro alla ricerca di “una stanza tutta per sè” di woolfiana memoria.
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ANNA MARCHESINI, Di mercoledì, Rizzoli Editore, Milano 2012, pp. 208, 17 euro
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