Memorie di un passato rubato, ricostruito grazie ad un’enorme scrivania che nasconde i suoi segreti in 19 piccoli cassetti, di cui solo uno non si può aprire. Come risucchiati da un vento impetuoso, storie lontane convergono a New York nella casa di Nadia, scrittrice in affanno lontana dal mondo, chiusa in una solitudine invalicabile ma non «infelice». Sarà una telefonata di una ragazza, figlia dell’uomo - un poeta cileno scomparso nell’inferno scatenato da Pinochet - amato 25 anni prima, a restituirla al mondo, ma soprattutto a chiederle di avere indietro gli oggetti del padre e tra questi quella scrivania su cui Nadia ha scritto sette romanzi e sul quale sta scrivendo l’ottavo. «C’era un cassetto - dice Nadia - appena socchiuso, uno dei 19 cassetti grandi e piccoli il cui numero dispari e la cui bizzarra disposizione, mi resi conto in quel momento, sul punto di esserne privata all’improvviso, si erano trasformati in una sorta di ordine guida, per quanto misterioso, della mia vita, un ordine che quando il lavoro andava bene assumeva quasi una natura mistica». L’ordine si trasforma rapidamente in disordine e la spiegazione è nel fatto che quella scrivania ha la sua storia, anzi le storie di coloro che l’hanno posseduta. Nadia è una di loro, come tutte le altre, oppresse dal peso di non essere riuscite a trasmettere compiutamente alle persone amate tutto ciò che hanno sentito. Nicole Krauss - autrice già di Storia dell’amore - ha costruito un thriller dei sentimenti, o meglio, del passato che - solo a volte - torna per chiudersi definitivamente.
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