Ridurre, riusare, riciclare: in Giappone esiste un termine unico per esprimere questi concetti, «mottainai». Significa tenere in grande considerazione tutto ciò che la Terra ci dà e, proprio per questo, non sprecare i suoi doni. Di questo insegnamento discute anche WAngari Maathai, premio Nobel per la Pace nel 2004, attivista keniota e fondatrice del Green Belt Movement, organizzazione no-profit che ha piantato più di 45milioni di alberi negli ultimi trent’anni. Veterinaria, ambientalista e appassionata di diritti umani, Wangari Maathai ha pubblicato adesso un nuovo libro in cui invita a riflettere sul senso profondo dell’ecologia. Proprio in questi giorni, il 22 aprile, si celebra il cosiddetto Earth Day, una giornata internazionale dedicata alla Terra: ebbene, il saggio dell’attivista keniota non è un libro di belle speranze o di sogni. È una riflessione profonda, ricca di citazioni e di rimandi, sul significato ultimo del voler ebene al nostro Pianeta: «I valori della difesa dell’ambiente coincidono con i più alti valori spirituali della religione» sostiene l’autrice convinta che amare la Natura serva al benessere anche spirituale del genere umano. In questo senso, un po’ come lo intendono i giapponesi così duramente colpiti in questo periodo, «la religione della Terra» deve essere abbracciata «a ogni latitudine». Con esempi e soprattutto raccontando i passi avanti fatti in Africa dal suo movimento ambientalista, Maathai dimostra qual è la sua «preghiera quotidiana per il benessere della Terra». Consta di tre mosse: ridurre, riusare, riciclare.
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