La “rabbia” di Longo e un nuovo caso per Arcadipane

Il terzo romanzo della serie dedicata al commissario torinese e al suo maestro Corso Bramard

Torino innanzitutto. Poi il Piemonte, la terra, le montagne all’orizzonte, Simenon, almeno un altro riferimento piemontese eccellente, il noir che si insinua in un’indagine tesa e avvincente come non mai, un pugno di personaggi difficili da dimenticare, dei looser che restano tali anche quando sembrano poter vincere per una volta e conquistarsi il loro pezzetto di gloria. O quantomeno di pace.

Tutto questo e molto altro ancora sta dentro il nuovo romanzo di Davide Longo Una rabbia semplice che compone una trilogia con i precedenti dedicati alle avventure del commissario Arcadipane e del suo mentore Corso Bramard, uscito dalla polizia ma non di scena. Un giallo? Certo, sì, a giudicare dall’intreccio, ma anche molto altro: perché nelle pagine del romanzo c’è una storia che scava nel profondo, tiene avvinghiati al caso poliziesco, ma contemporaneamente suscita emozioni, rimanda immagini, scioglie lacrime per il destino dei suoi protagonisti. Arcadipane e Bramard sono uno l’opposto dell’altro, oltre ad essere allievo e maestro. Il primo, 55 anni, un matrimonio appena finito, due figli con cui cercare di tenere un rapporto, una dipendenza dalle caramelle che si trovano nelle drogherie torinesi, i sucai dal taglio squadrato e lo zucchero in superficie, è il prototipo dell’antieroe. Il secondo è un cervello raffinato che ha l’intuizione giusta e arriva in soccorso dell’altri anche adesso che non è più in servizio e una malattia lo minaccia.

In Una rabbia semplice addirittura non c’è un delitto, ma un caso che sembra risolto nelle prime pagine, ancora prima di iniziare. Invece dietro la vicenda di una donna aggredita e picchiata se ne nasconde un’altra che porta assai più lontani tutti i personaggi coinvolti, investigatori e presunti colpevoli. Gli abissi della Rete, le dipendenze, i disastri amorosi: Davide Longo costruisce una trama ad incastro praticamente perfetta e tiene il lettore costantemente in pugno, alternando i registri del racconto, spostando l'attenzione ora su una ora su un’altra delle tracce che costruisce e che riesce poi ad annodare in maniera magistrale. Al centro ovviamente la figura del commissario Arcadipane, non conciliato, in lotta perenne, disilluso e segnato dagli anni e dalle battaglie perse. Con una caramella da masticare come consolazione.

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