La poesia finlandese tra il 1990 e il 2000

In un ambiente chiuso, asfittico e per molti versi compromesso come quello italiano una boccata di Europa è sempre bene accetta. A farlo come al solito, non è la grossa editoria, appiattita oramai sulle sole prospettive commerciali, ma la collana di una rivista Hebenon, diretta da Roberto Bertoldo allocata presso l’editore prevalentemente di saggistica e filosofia Mimesis. Il panorama della poesia finlandese, un paese eccentrico rispetto al continente e per certi versi circoscritto, rispetto al grosso delle tradizioni in corso nel resto dell’Europa, riguarda il decennio 1990 – 2000. Con proprietà Siru Kainulainen nella prefazione delinea le principali tendenze di questo periodo. Innanzi tutto una schiera di poeti si muove intorno all’idea del linguaggio della credibilità di strada, ossia: «il possesso di quelle qualità che determinano, per esperienza o conoscenza, una “giustezza” di quell’ambiente». Altri scompongono l’io in forma poetica, altri percorrono i cammini di una poesia sperimentale ed esperienziale che pone al centro il problema della lingua. Sarebbe facile comparare queste tendenze con le tensioni neosperimentali ed altri movimenti continentali, ma esula dallo spazio concessoci. Nella dovizia di poeti e testi ne scegliamo uno di Esa Mäkijärvi: «La pagina gira / la terra gira lentamente verso il sole / la luce gira per il cortile verso le finestre / verso gli occhi / gli occhi del libro s’accecano / la visione si cancella / i candidi occhi del libro osservano / la luce di un attimo e la pagina si guardano dritti negli occhi / in un istante la luce si rigira e scompare».

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ANTONIO PARENTE (a cura di), IL LIMITE DELLA NEVE, Mimesis/Hebenon, Sesto S. Giovanni 2011, pp. 214, 18 euro

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