La “patria” di Celestini, l’amarezza e il disincanto

Come i riot africani Celestini gioca con ripetizioni e formule affabulatorie per parlarci della nostra storia e farci sentire comunità capace di affrontare il proprio passato. In primis il lògos di un ergastolano, che interloquisce col fantasma di Mazzini,; poi gli eroi del Risorgimento del libro di Pisacane, la rivoluzione tradita da quei padri che l’avevano iniziata, le bombarde di Ferdinando II ai suoi sudditi e i fatti del ‘69. Si continua con l’elenco dei tanti morti in carcere, “preoccupante” sintomo segnalato di recente dalla Commissione europea. Dalla Repubblica romana si arriva nelle piazze italiane dove i monumenti a Mazzini, Garibaldi, Cavour archiviano una storia che non rende giustizia a chi quelle battaglie ha combattuto. Un monologo teatrale tra rabbia, comicità e poesia.

Ascanio Celestini, Pro PatriaEinaudi, Torino 2012pp. 136, 17,50 euro

© RIPRODUZIONE RISERVATA