La Napoli “ispanica” fra intrighi e declini

Ad oltre quarant’anni dall’uscita de La rivolta antispagnola a Napoli. Le origini (1585-1647), un testo che sarebbe divenuto una sorta di pietra miliare della storiografia del Mezzogiorno in età spagnola, destinato a dare vita ad un affascinante dibattito storiografico che coinvolse anche un altro mostro sacro della scuola partenopea quale Giuseppe Galasso, Rosario Villari torna sui suoi passi e con questa monografia rielabora, amplia e in un certo qual modo completa al sua visione del regno di Napoli in un periodo delicato della sua storia. Un periodo contrassegnato dalla decadenza della corona di Spagna, da una forte crescita, spasmodica sotto molti punti di vista, del gravame imposto ai sudditi meridionali, in cui sempre più forti si fecero i contrasti tra il centro e la periferia, con la corte di Madrid impegnata in una dura lotta per la sopravvivenza con le rivali europee di sempre, Olanda, Francia, Inghilterra, che nei difficili anni del governo del conte-duca di Olivares, il gran favorito di Filippo IV, accrebbe sotto la spinta delle continue emergenze i carichi addossati al Napoletano. Un affresco intrigante fatto di viceré, ministri regi e comunità, grandi nobili e briganti, baroni e popolani, intrighi di corte, conflitti internazionali, ma anche di lotte rivoluzionarie, dalla secessione della Catalogna a quella del Portogallo, destinate a squassare le fondamenta stessa dell’impero filippino, ma in cui si delineano anche le prime correnti di riforma e una volontà collettiva di libertà. Un testo di ampio respiro che si legge tutto di un fiato grazie anche alla agile penna di Rosario Villari, che riesce a sciogliere con facilità anche i dilemmi più grandi.

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