La moglie del Bengala, “eroina” senza patria

È stata una delle autrici più ascoltate al Festivaletteratura di Mantova di quest’anno: Jhumpa Lahiri, enigmatica e suadente come i suoi libri, mancava dalle librerie da cinque anni. Ora torna con una saga intensa ed epica, ambientata tra l’America e l’India: dopo il grande successo de L’interprete dei malanni (premio Pulitzer nel 2000) Lahiri ripercorre mezzo secolo di storia del Bengala, narrando le vicissitudini di due generazioni di una famiglia di Calcutta. Si racconta la diaspora degli indiani del Bengala - vissuta sulla pelle dalla stessa autrice, che ora risiede in America - attraverso la storia di una donna sfortunata, che non riesce ad amare suo marito (impostole) e nemmeno la loro figlia. Lui non capisce, ma accetta: lei è La moglie che il destino le ha dato. Un incontro improvviso, un nuovo amore interrotto, il dovere, per il benessere degli altri, di lasciare la propria terra inducono la donna a solcare più volte l’Oceano e a vivere in bilico tra due mondi, Occidente e Oriente, senza riuscire ad appartenere veramente a nessuno.

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Jhumpa Lahiri, La moglie, Guanda editore, Parma 2013, pp. 416, 18 euro

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