La libertà ritrovata di un’anima dolce

Ancora una volta Pino Roveredo, ex operaio triestino già premio Campiello, recupera l’esperienza vissuta di un linguaggio fluido facendoci entrare nel “non tempo” dell’assenza. Romanzo che ha avuto un adattamento teatrale, la toccante vicenda di Cecilia, donna rinchiusa per oltre 60 anni in un ex ospedale psichiatrico, è una storia d’amore che ci fa innamorare di una donna a cui il destino ha tolto la libertà. La cioccolata che l’io narrante le offre è il motore che la fa sciogliere, portandola a raccontare di quando faceva la commessa in una pasticceria. Nella Casa dei Matti tutti i degenti hanno un’identità scissa che non conosciamo: Berto, appassionato di parole crociate, Anita, la down col cappotto sempre addosso, Amalia, che si atteggia a nobildonna... Cecilia comincerà a parlare, ma il tempo perduto non torna. L’autore tratteggia graffiti che incidono il tempo dell’oblio, misurato dalla cenere delle sigarette degli ospiti: le fessure di un tempo interiore viaggiano tra gli interstizi di un’anima soffocata che ritrova la sua espressione.

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Pino Roveredo, Ballando con Cecilia, Bompiani editore, Milano 2014, pp. 154, 15 euro

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