Lo chiamavano “Cannibale” perché voleva vincere. Sempre. «Ha un nome criptico come un geroglifico, misterioso come un’equazione da risolvere: Merckx. La x è l’incognita, l’enigma e la chiave…», scrive Claudio Gregori al via del monumentale Merckx, il Figlio del tuono. È il primo colpo di pedale alla scoperta, se non del più grande, del più forte ciclista di sempre. Il belga Eddy Merckx sboccia proprio in Italia, a Sanremo, alla vigilia della Primavera del 1966: il 20 marzo vince la Classicissima. In carriera disputa 1.800 gare e taglia per primo il traguardo in 546; brillano 11 grandi giri, 4 mondiali e 32 classiche. Gregori lo svela anche come uomo: «Merckx non è un crociato della fede come Bartali, puro e inflessibile nel suo credo. Eppure i valori che porta dentro sono di granito: l’onestà, la famiglia, l’amicizia, il lavoro. Merckx crede nel merito. Perciò cerca la perfezione». Come questo libro, firmato da un ex professore di matematica diventato giornalista e che per la «Gazzetta dello Sport» ha narrato epiche storie di sport.
Claudio GregoriMerckx, il figlio del tuono66thand2nd edizioni, Milano 2016, pp. 570, 23 euro
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