Gli uomini vengono da Marte e le donne da Venere? Niente di più falso. È solo questione di cervello, e dei pregiudizi che, fin da piccoli, sono assimilati dalla nostra corteccia celebrare. Con penna arguta Cordelia Fine, giovane studiosa inglese, ha scritto un saggio che sta facendo discutere i più importanti quotidiani anglofoni. In quasi quattrocento pagine documentate Fine mette in discussione alcuni postulati delle neuroscienze (il cervello degli uomini è più razionale, quello delle donne più empatico, le donne sono votate al multitasking, gli uomini al comando) e le loro banalizzazioni di successo. È raro che un saggio scientifico scorra via come un romanzo, ma Cordelia Fine è brava a trovare il giusto ritmo (complice anche l’ironia dei titolo dei singoli capitoli) per dimostrare che se un tempo la differenza tra il cervello di un uomo e di una donna si “misurava” a libbre, ora lo si fa a colpi di neuro-immagini. Ma sono scientificamente provate le differenze? O non sono forse i pregiudizi culturali, le abitudini, i modi di dire a influenzare, fin dai primi anni, i comportamenti dei futuri uomini e delle future donne? Il saggio (le cui ultime cento pagine sono dedicate a note e fonti, che danno l’idea del lungo lavoro svolto per la pubblicazione) pone per la prima volta l’accento sul “neuro-sessismo” (o neuro-stupidaggini, per dirla con la Fine) che trasuda da molta divulgazione scientifica. Solo abbattendo questi pregiudizi si potranno fornire alle nuove generazioni gli strumenti corretti per trovare la propria identità. Lettura illuminante.
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