La fuga nel nulla di un pluriomicida

A questo mondo tutto cambia. «Cambia lo superficial, cambia tambien lo profundo, cambia el modo de pensar, cambia todo en este mundo». L’ex magistrato Giuliano Turone ricorda all’ex terrorista e scrittore Cesare Battisti che, come canta Mercedes Sosa, le cose si sviluppano e possono cambiare in Italia come in Brasile. «Al posto di Battisti non starei molto tranquillo e lo invito a pensare a questo, a mettersi una mano sulla coscienza, a ravvedersi» dice Turone che al pluriomicida ha dedicato il saggio Il caso Battisti. Nel libro ripercorre la vicenda giudiziaria che sta facendo discutere il mondo intero, dopo la mancata estradizione di Battisti dal Brasile, a partire dai 53 faldoni dei diversi processi contro i PAC, i Proletari armati per il comunismo, la formazione

terroristica di cui l’ex terrorista, condannato all’ergastolo, faceva parte. «Chiaramente - spiega l’ex magistrato - lo considero un terrorista omicida, un assassino che è fuggito, ma non ho scritto questo libro con il dente avvelenato contro qualcuno e neppure con animosità verso il Brasile che ha offeso il nostro Paese». Quello che ha spinto Turone - che come giudice istruttore si è impegnato in inchieste di criminalità mafiosa, economica ed eversiva e ha istruito il primo processo sulle attività criminali di Cosa Nostra in Lombardia, che ha portato all’arresto del capomafia Luciano Liggio - a ripercorrere questa vicenda è stato vedere intellettuali e persone stimate in Italia, Francia e Brasile, fra cui Bernard-Henri Levy e Fred Vargas, dire «più o meno in buona o mala fede, che il nostro Paese non è una democrazia, che ha fatto processi iniqui. Questa è una falsità e un insulto gratuito al nostro sistema Costituzionale». Il caso Battisti, continua, «è emblematico per la disinformazione che ha scatenato e che ha portato a mettere in dubbio a livello internazionale lo stato democratico del nostro Paese che invece rimane uno Stato di diritto dove i processi si svolgono nel rispetto dei diritti della difesa». A Battisti, uno dei superlatitanti degli anni di piombo, evaso nel 1981 dal carcere di Frosinone, rifugiato prima in Messico, poi in Francia e ora in Brasile, Turone ha voluto dare il «consiglio», dice, di tornare a scontare la sua pena. «Più avanti va, più l’estradizione diventa pesante. Qui c’è la legge Gozzini, l’ergastolo non è uno spauracchio così incredibile» afferma Turone che nel libro ricorda come il terrorista-scrittore abbia cercato di «ingraziarsi Silvio Berlusconi prendendosela con i magistrati “comunisti” dai quali anche lui sarebbe stato perseguitato, come ha sottolineato di recente il giornalista francese Eric Jozsef riferendosi ad un’intervista del gennaio 2011 di Battisti al settimanale “Brasil de Fato”».

Personaggio stravagante, autore di libri apprezzati in Francia (in Italia sono usciti per Einaudi Orme rosse, per Derive Approdi L’ultimo sparo e per Nuovi Mondi Media Avenida Revolucion), Battisti, secondo Turone, «é stato difeso con argomentazioni assolutamente non veritiere». In realtà Turone, che insegna tecniche investigative all’Università, stava scrivendo un libro su un certo numero di casi giudiziari. «Quando Lula ha rifiutato l’estradizione di Battisti, il 31 dicembre scorso, ho pensato di portare a termine questo. Dopo tanti saggi per addetti ai lavori ho capito che è più utile scrivere per tutti ricostruendo storie ingarbugliate che emergono da sentenze illeggibili». L’Italia, conclude l’ex magistrato, «sta attraversando un periodo in cui il sistema occulto della P2 è diventato un sistema palese. Il Berlusconismo ha ridotto la nostra credibilità ai minimi termini ma, ogni tanto, vengono fuori gli anticorpi e l’Italia potrebbe tornare ad essere un paese ben considerato all’estero» .

GIULIANO TURONE, Il caso Battisti, Garzanti, Milano 2011, pp. 176, 6,60 euro

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