La “caccia al presagio” di una fine già nota

Mai come in questo caso a fare la differenza è il prologo: cinque pagine in cui il lettore viene informato di una frana che ha cancellato un tratto di costa della Cornovaglia settentrionale, seppellendo sotto l’inesorabile masso del destino gli ospiti di un albergo a conduzione familiare. Per raccontare le settimane precedenti al disastro, Margaret Kennedy (1896-1967) tesse una trama di voci e relazioni che si allargano, ignare, sullo spaventoso abisso, visibile solo a colei che ne descrive l’approssimarsi con tratti di penna rapidi e concitati. Un espediente di grande efficacia, che invita il lettore a una “caccia al presagio” ricca di tensione, spingendolo a rintracciare negli eventi narrati i segni dell’imminente catastrofe. Ma non solo: dichiararli fin dall’inizio condannati, permette all’autrice di illuminare i suoi personaggi con una luce “a posteriori”, facendo sì che i loro vissuti - gli amori, i rimpianti, le debolezze e i sotterfugi - si staglino con evidenza esemplare sullo sfondo di una realtà indifferente tanto al valore, quanto all’umana meschinità.

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Margaret Kennedy, La festa, Astoria Edizioni, Milano 2014, pp. 323, 17.50 euro

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