Innocenti come volpi, l’ossimoro di Hayden

Dixie non ha i soldi per preparare un funerale come si deve al suo bambino, di pochi mesi, affetto dalla Sindrome di Down e morto per problemi cardiaci. Billy, il suo compagno, non riesce a tenersi il lavoro per più di una settimana. Siamo nel Montana, in un paesino che si chiama Abudance, ma che di abbondanza ne ha ben poca, ad eccezione delle case fronte-fiume che qualche riccone di Hollywood affitta in cerca di pace. Le vite di Dixie e Billy per una fortuita casualità s’incrociano con quella di un bambino di 9 anni, figlio di un noto sceneggiatore di Los Angeles e non molto benvoluto in famiglia. Billy fiuta l’“affare’ : rapire il ragazzino potrebbe risolvere i suoi problemi economici. Va da sé che le cose andranno diversamente. Comincia così l’ultimo romanzo di Torey Hayden, autrice che abbiamo imparato ad apprezzare con Una bambina, best-seller mondiale. «Siamo come le volpi: facciamo male senza rendercene conto. Ci interessa solo gustare e spennare le galline, senza badare ai danni che facciamo agli altri», dice la scrittrice americana, esperta di psicopatologia infantile. L’innocenza delle volpi è il titolo del romanzo della Hayden, riflessione agrodolce sul destino, sul rapporto tra uomo e donna e sulla possibilità di redimersi. Di più: è l’ennesima analisi sull’infanzia come periodo ambiguo, non esente da problemi, tensioni e disagi. Ciò che colpisce, in questa storia di 300 pagine che si bevono d’un fiato, è la cura del particolare, la verosimiglianza dei dettagli. Hayden ha un lungo passato di insegnante di bambini emotivamente labili: solo l’esperienza può ispirare questo genere di scrittura.

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