Dalla fuga da casa, a Jasnaja Poljana, all’arrivo al monastero di Optino fino a Samordino, il convento di monache della sorella, e, poi, ancora un altro viaggio, forse verso il Caucaso: nella minuziosa ricostruzione del viaggio improvviso durato 3 giorni di un vecchio di 82 anni si coglie l’intento di scoprire il mistero che da allora circonda Tolstoj, uno dei più grandi romanzieri del Novecento. L’autore di questo lungo racconto, anche direttore di giornale, racconta l’ultima vicenda umana del grande scrittore russo con tutta la sua passione per la ricerca della verità. L’ennesima crisi coniugale? La fuga da una famiglia esosa che mal sopporta la sua generosità? Problemi di eredità? È un Tolstoj che vuole fuggire ma non troppo lontano dalla sua amata terra, che cerca una dimensione propria, un uomo confuso che non può separarsi dalla sua famiglia e dalle attività letterarie ma che invece una notte decide di farlo. Un affresco malinconico di una vita dedicata alla scrittura ma anche di un uomo privilegiato vissuto tra agi e danaro, affetti familiari e stima, e che dalle crisi mistiche del 1881 non si era più riavuto e, alla fine, conscio delle sue contraddizioni, era stanco. Cavallaro ricostruisce anche le giornate precedenti, indagando nell’animo tormentato di Tolstoj, nei rapporti familiari, resi tesi anche dal continuo andirivieni di questuanti, lunatici e spie, e dalla disponibilità del romanziere verso diseredati e sconfitti. Cavallari è capace di descrivere, anche attraverso il paesaggio, un viaggio straziante, dolce e malinconico verso la libertà.
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