Il “taxi driver” russo nelle strade di Parigi

Tra i più prolifici scrittori russi emigré Gajto Gazdanov (1903-1971) non ha mai goduto di grande pubblicità in Italia. A grande distanza dalla morte Zandonai rende un doveroso tributo a uno degli interpreti più significativi della letteratura russa d’emigrazione, figlia della fuga dall’URSS negli anni immediatamente successivi la fine della guerra civile e la vittoria dei bolscevichi, con la pubblicazione per la prima volta in lingua italiana di uno dei suoi capolavori, Strade di notte. In una Parigi divisa tra fastosi boulevard e vicoli fetidi e ombrosi si snoda la vicenda autobiografica di Gazdanov, che tutte le notte percorre tutte quelle lunghe e interminabili strade con il suo taxi alla scoperta di una città allo stesso tempo regale e disperata con la corte dei miracoli che prende vita ogni notte. Filosofi alcolizzati, grandi cortigiane cadute in rovina, curati e ministri dello zar, principi russi ridotti alla fame e a mendicare. Una piccola umanità in cui l’unico comune denominatore dei personaggi che affollano angosciati e angosciosi le buie vie della ville lumière è il fatto di essere stranieri, privi di coordinate sociali, legati ad un passato ormai tramontato per sempre che si sono trasformati, loro malgrado, in sottili osservatori del mondo in cui sono costretti a vivere: pellegrini che sognano ogni giorno una vita diversa e alla fine devono fare i conti con la triste realtà tutti viti e analizzati attraverso la lente di osservazione del tassista, vero signore della notte parigina. Un romanzo fresco, vitale, che a distanza di vari decenni non ha ancora perso la sua freschezza.

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