“Il Mondo delle cose”, sipario su una trilogia

Il libro chiude la trilogia iniziata con Taccuino nero; come scrive l’autrice, «Venerdì e Crusoe nella modernità forse nemmeno si incontrano nel senso di un vero incontro, ma si guardano, si scrutano e proseguono da soli, le loro voci non sono mai voci, solo una protesta esternata in canto, gesti, ferite e un fare che si aggrappa alle cose. [...] alla fine un movimento che apre e i nomi degli uccisi, un canto di oppressi». Libro dunque «per quelli che soffrono» in cui l’autrice tende a una maggiore distillazione ed esemplarità, nonché a personificazioni che hanno la consistenza di stereotipi mitici. Nella maggiore stilizzazione e nel privilegio di metafora molto è il presupposto, l’indeterminato e l’indecidibile, il che richiama gli altri libri e la trilogia potrebbe diventare un unico libro tripartito. Testualità e intertestualità richiamano il lettore alla propria esperienza, non solo di lettura, ma della propria vita, del proprio essere. Per tutte: «A volte stendeva biancheria all’aperto / – tra sé e il mondo – una nudità di cavalletti / pietas di bottoni e cerniere».

_____

Nadia Agustoni, Il mondo nelle cose, LietoColle editore, Como 2013, pp. 90, 13 euro

© RIPRODUZIONE RISERVATA