Il mistero ritrovato del “Tommaso Moro”

È un piccolo cammeo semisconosciuto questo di William Shakespeare; un opera della piena maturità, un dramma, il Tommaso Moro, della cui autenticità si è a lungo dibattuto e che solo nel 2005 è stato portato sulle scene dalla Royal Shakespeare Company, quasi a suggellarne la paternità quasi certa del poeta. Un mistero durato secoli per il tema scabroso, per il tempo, dell’argomento: la vita e la passione del mite umanista, ministro del re e fervente cattolico, tenace oppostore allo scisma voluto da Enrico VIII e per questo giustiziato. Un dramma del potere che non poteva essere certo rappresentato nell’Inghilterra di Elisabetta I, che di Enrico e di Anna Bolena era la figlia, e che dimostrerebbe il cripto cattolicesimo, tema a lungo controverso, del bardo di Avon, tenuto celato per evitare di incorrere non solo nella censura regia, ma anche in una più pesante condanna per la difesa della propria fede. Un’edizione accurata con una bella prefazione di Edoardo Rialti e con la ricca introduzione di un vero maestro quale Joseph Pearce.

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William Shakespeare, Tommaso Moro, Lindau Edizioni, Torino 2014, pp. 184, 18 euro

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