Il “manifesto europeista” di George Soros

È presidente del «Quantum Fund», ma soprattutto è uno dei più famosi investitori finanziari al mondo e per questo è considerato dai suoi critici, tra questi il Premio Nobel Paul Krugman, uno speculatore senza scrupoli. George Soros, però, attribuisce alla parola speculazione un significato positivo e nel libro intervista con Gregor Peter Schmitz, corrispondente a Bruxelles per il giornale tedesco «Spiegel», racconta la sua visione del mondo dicendosi un grande tifoso dell’Europa. Allievo del filosofo Karl Popper, Soros confessa di aver sempre avuto un sogno: «Può sembrare una follia ma la mia idea di una vita appagata è quella di influenzare la storia. Da giovane sognavo di diventare un pensatore come John Maynard Keynes o un pioniere come Albert Einstein». Ora che è anziano e che ha avviato la Open Society Foundation, spendendo miliardi per diffondere le idee democratiche, confessa tutto il suo europeismo e di essere diventato più socievole e più felice: «Se in questo ruolo che ora ho assunto riesco a convincere l’opinione pubblica europea che deve salvare l’euro e l’Unione europea, lo sarò ancora di più».Nella conversazione con Schmitz, Soros spiega di non aver avuto dubbi fin dall’inizio che «l’eurozona era incompleta: era un’unione monetaria senza un’unione politica. Gli europei avevano improvvisamente una Banca centrale, ma non ancora un comune ministero delle Finanze europeo». È vero che l’integrazione europea è sempre avanzata a piccoli passi, ma la crisi ha cambiato tutto a causa delle carenze dell’Unione monetaria. Se all’inizio Soros non era d’accordo con questa analisi, ora spiega che la crisi «ha scoperto, in modo brutale, le debolezze del sistema bancario europeo (...). Gli architetti dell’euro credevano che il settore privato potesse sempre rimediare alle loro negligenze, e che gli eccessi o gli squilibri fossero pensabili solo nel settore pubblico».La politica della Germania è spesso criticata per la linea di austerità e rispetto dei bilanci imposti da Angela Merkel e a questo proposito Soros ha idee chiare: «Una possibilità, la migliore, sarebbe che la Germania accettasse la sua attuale egemonia e le responsabilità che ne derivano. Il Paese dovrebbe diventare una guida generosa e benevola, come gli Stati Uniti dopo la Seconda guerra mondiale. L’alternativa sarebbe che la Germania permetta agli altri Stati il distacco, lasciando l’eurozona».Con i tedeschi è severo: «Perché le cause di questa crisi non sono così semplici. Già la favola dei Paesi dell’Europa meridionale che spendono allegramente non è corretta». E la Germania dovrebbe guardare alla propria storia: «Dopo la seconda guerra mondiale il Paese ha già ripetutamente beneficiato per sé di riduzioni di debito e proroghe, tra l’altro anche dalla Grecia». Soros è preoccupato per il crescente antieuropeismo e riserva elogi per Mario Draghi: «Nei mercati finanziari regna effettivamente una maggior calma grazie all’intervento deciso del capo della Bce». Il presidente del Quantum Fund non nasconde una simpatia per il socialdemocratico Martin Schulz: «È decisamente più pro-europeo della maggior parte dei politici tedeschi. Se diventasse presidente della Commissione, questa sarebbe una delle poche conseguenze positive della Grande coalizione in Germania». Un tedesco diverso rispetto a Angela Merkel: «Se un tedesco presiedesse anche la Commissione UE, l’Unione sarebbe ufficialmente una colonia tedesca. Per prevenire frustrazioni al riguardo, Berlino dovrebbe mitigare la sua dura linea di risparmio».

_____

George Soros - Gregor Peter Schmitz, Salviamo l’Europa, Hoepli casa editrice, Milano 2014, pp. 175, 18 euro

© RIPRODUZIONE RISERVATA