Il manifesto di Trione e Montanari contro l’arte della “biennalizzazione”

Il “j’accuse” dei due autori verso il sistema delle mostre-monstre

Le “vele” einaudiane stanno configurandosi come i moderni “libri del tempo” di laterziana memoria. Allora quei volumi che facevano capo ai giornalisti e intellettuali legati al «Mondo» di Mario Pannunzio, eredi di Croce, dei partiti liberali, radicali e del Partito d’Azione, servirono a smascherare i “padroni del vapore” e le malefatte nel Belpaese. Da quel giornale nacquero «L’Espresso» e la «Repubblica». Un paragone e passaggio di testimone importante raccolto soprattutto nei pamphlet di Salvatore Settis. Una nuova e per certi versi inedita presa di posizione è la chiamata a raccolta Contro le mostre di Vincenzo Trione e Tomaso Montanari, quasi un manifesto a venire, firmato dai due autori che si sono divisi la stesura dei capitoli.

La denuncia dell’inefficacia dello spostamento delle opere, del mancato studio del patrimonio esistente, del sottostare a regole consolidate di monopoli e consorterie che la fanno da padrone nell’organizzazione di mostre-monstre, a quella che chiamano “biennalizzazione” delle opere d’arte, sembra cozzare col quotidiano dei due autori, perfettamente inseriti in un ampio campo di riconoscimento intellettuale, dal «Corriere della Sera» alla cura del Padiglione Italia della Biennale (per Trione), da «Repubblica», ai blog, alle università e a tentativi politici “dal basso” strombazzati e creduloni visti gli ultimi segreti accordi (per Montanari). Vale ancora chiedere dove finisce la predica e inizia l’azione?
Fabio Francione

Tomaso Montanari-Vincenzo Trione

Contro le mostre

Einaudi, Torino 2018ù7, pp. 166, 12 euro

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