Il “lungo ’900” nelle cento vite di Nemesio

Un figlio oppresso dalla figura troppo ingombrante di un padre grande pittore che, allo scoccare del centenario dell’augusto genitore, si trova a rivivere proprio l’esistenza di colui che più di ogni alto pensava di detestare.

Marco Rossari, scrittore milanese che ha perfino avuto il coraggio di vestire i panni del grande autore americano Philip Roth e unisce al’attività narrativa quella di traduttore (tra i tanti autori tradotti, Charles Dickens, Mark Twain, Percival Everett, Dave Eggers, James M. Cain, Hunter S. Thompson), esce in libreria con il suo nuovo, rocambolesco romanzo Le cento vite di Nemesio, edito per i tipi romani di e/o. «Mi sono detto - ha raccontato l’autore all’Aska-: perché non fare ripercorrere a questo figlio oniricamente tutte le vite che ha avuto questo padre attraverso tutto il Novecento, e da lì è nata questa lunga storia di storie e di vite».

La vicenda di Nemo - il figlio - e di Nemesio - il padre - attraversa la storia recente del nostro Paese, tra splendori, miserie e contraddizioni. E Rossari racconta così il suo avvicinamento alla materia. «Ho usato questo stratagemma segretissimo, che confido a voi in via del tutto eccezionale - ha aggiunto con ironia Rossari - che si chiama scaletta: è una cosa molto utile. A parte gli scherzi, ho preso quella che è la storia del Novecento, che è una storia un po’ ammuffita e polverosa, che viene incastrata nei libri di storia, dentro il nozionismo, e ho aperto questo vecchio scatolone che sta lì in soffitta e mi sono detto, adesso lo rovescio, ci faccio quello che mi pare, ci gioco come ci giocano i bambini».

Un gioco che risuona di una felicità di scrittura, che nasce dallo stesso approccio dello scrittore all’oggetto romanzesco. «A posteriori - ha proseguito Rossari - quando riguardi un libro di oltre cinquecento pagine ti sembra che sia stato facile scriverlo, anche se non capisci come tu sia riuscito a farlo. Io ho studiato ogni periodo leggendo qualcosa, mi facevo un’infarinatura, oltre quello che già sapevo di mio, e di lì partivo per reinventarlo, non volevo entrare troppo dentro un periodo, perché non volevo fare un affresco storico troppo preciso, anzi volevo che fosse una cosa di immaginazione, che si muovesse dentro la storia». Alla fine la sensazione è quella di essersi bevuti, in un sorso abbastanza lungo, va detto, il senso di una scrittura che abbraccia la vita con la dovuta ironia e la dovuta consapevolezza. Due qualità che a Marco Rossari non mancano, così come l’intelligenza per poi voltare pagina.

«Di sicuro - ha concluso lo scrittore - il prossimo libro sarà completamente diverso, ho voglia di cambiare di nuovo, però ne esco felice, molto felice. Voglio molto bene a questo libro».

Marco Rossari - Le cento vite di Nemesio - Edizioni E/O, Roma 2016, pp. 518, 18 euro

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