Il congedo di Updike dalla borghesia Usa

di Davide Maffi

Un maestro del racconto. Come si potrebbe altrimenti definire John Updike, scrittore americano recentemente scomparso (2009), autore di una serie di pregiate opere letterarie, molte dei quali successivamente trasposte per il grande schermo. Con Le lacrime di mio padre prende commiato con diciotto racconti che racchiudono tutte le tematiche toccate nel corso della sua prolifica carriera. I protagonisti di queste storie hanno nomi e professioni diverse tra loro ma condividono tutti una storia comune, quella della piccola borghesia della provincia Americana. Dai campi della Pennsylvania agli affetti travolti di una famiglia che cerca di sopravvivere al crack economico della grande depressione, alle feste e i tradimenti della buona borghesia a stelle e strisce dove gli amici non si dimostrano poi così tali, sino alla vecchiaia dorata coi viaggi all’estero alla scoperta di mondi nuovi, sovente così lontani dall’ideale American style, con la famigliola che attraversa il Marocco degli anni Sessanta o le vicende dell’americano inbranato nella Spagna dei nostri giorni, ricordando i bei tempi andati e rimpiangendo le occasioni perdute, l’amore perso prima ancora di essere stato pienamente assaporato. Non può mancare un riferimento ai tragici fatti dell’11 settembre e al crollo delle ultime certezze. Sono tutti personaggi tristi, nostalgici e malinconici, tormentati dal crescente isolamento e dalla paura ossessiva della morte e proprio per questo percorsi ancora dal desiderio di vivere, divisi tra la voglia di libertà e i doveri familiari.

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JOHN UPDIKE,Le lacrime di mio padre, Ugo Guanda Editore,Parma 2010,pp. 309,18,50 euro

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