Il cielo senza regole narrato da Smaldone

Nella prefazione Lino Angiuli scrive: «Si notano subito quelle scritture poetiche non alimentate soltanto da modelli e confronti letterari, verso i quali - anzi - esibiscono prese di distanza qua e là ironiche, come segno di riconoscimento di una poiesis disinvoltamente moderna. La proposta testuale di Smaldone può rientrare in questa fattispecie di scrittura per diverse ragioni che, complessivamente, la collocano ben al di fuori del côtè “alto” o del monolinguismo lirico che dominano tuttora il panorama lirico contemporaneo». Come non essere d’accordo con Angiuli, Smaldone ha una poesia di “scanzonata” cantabilità che arriva direttamente al lettore senza grandi mediazioni intellettuali sin dal tematismo dei “titoli”, diretti immediati come paesaggi ad “acquerello”. Ed è questo principio figurale (per molti versi vicino per altri lontano dalla poesia di Alfonso Gatto) che con un principio di variazione nell’improvvisazione che costituisce l’aspetto magmatico di questa poesia. Il libro è anche un bell’oggetto sapientemente fatto dall’editore e percorso dai segni e dalle immagini di Andrea Indellicati. Fra tutte le poesie di Smaldone Senza regole: «Senza regole e senza ritorno / mi piace pensarlo così il cielo / tutto dentro una canna da pesca / nei chicchi di riso tra il tulle bianco / nel muso sporco, indisciplinato / di uno scolaro in fuga dal suo tempo / Io, tu, e il venditore indiano di rose / sul lungomare appena sveglio / una specie di famiglia allargata / accampata al cemento freddo della panchina / Mi piace pensarlo così il cielo / come una partita a dama / bianco e nero / nello stesso piatto».

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BARTOLOMEO SMALDONE, Atomi, Gelsorosso Edizioni, Bari 2011 pp. 64, 10 euro

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