Il “cane” di Macadan dà verve al quotidiano

Piena di “verve”, di brio è la scrittura poetica di Eliza Macadan, che con scioltezza affronta un viaggio nella realtà anonima e purgatoriale della quotidianità. Un po’ “reisebilder”, sviluppa in una serie di istantanee, la fotografia, il vissuto di una socialità sempre più anodina e senza comunità. Questa è una scrittura fluida e fluente, dalle molte virate, anche di tono, oltre che di mezzi stilistici e retorici. Nata in Romania nel 1967, Eliza Macadan condensa nella sua opera più tradizioni novecentesche, molti esiti, attacchi, riprese tengono conto di ciò che si è fatto nel primo Novecento della poesia europea. Una poesia dialogante, a tratti aforistica, «non v’ cielo che cada /siamo noi / che saliamo», di pronuncia e colloquialità. Aprendo a caso, quasi una poetica: «Leggo di fronte / scrivo sul retro / poesia quotidiana / senz’orizzonte / sto frugando nella luna piena / nell’abbaio dei cani / dopo le previsioni / a breve termine // non posso tergere / le tracce di pioggia / attraverso il parabrezza».

Eliza Macadan, Il cane borgheseLa Vita Felice editore, Milanopp.96 12 euro

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