Il candore letterario firmato da Elio Fiore

La mappa delle tradizioni e delle personalità poetiche del Novecento è ancora tutta da scrivere. Così delle comunità letterarie, delle istituzioni e dei rapporti e prestiti fra poeti. In questo quadro un posto di rilievo avrebbe Elio Fiore (1935 – 2002), dalla scrittura iperletteraria (un coacervo continuo di rimandi e omaggi) uniti all’estremo “candore” del testimone e a una buona dose di epifanismo e visionarietà. Un ottimo lavoro questo di Silvia Cavalli ci restituisce l’intero corpus poetico, le raccolte di Elio Fiore in ordine cronologico, con le prefazioni, a partire da quella di Giuseppe Ungaretti, suo principale mentore, della raccolta Dialoghi per non morire del 1964. Per chi volesse metterci mano, è un ottimo punto di partenza per uno studio organico. Bella l’introduzione di Alessandro Zaccuri al poeta e alla sua poetica. Ricchi gli apparati bibliografici e le testimonianze. Per tutte le poesie: «La pioggia batte sui vetri / del Purgatorio e non s’ode / il fiume, il grido della memoria. / Subito dopo la morte / vedrò la luce? L’infinito / mistero sarà eterna luce? / è notte e non temo / la morte. Amo la vita».

Silvia Cavalli (a cura di)Elio Fiore. L’opera poeticaEdizioni Ares, Milano 2016, pp. 724, 20 euro

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