«Più che cantare questi uccelli parlottano e tendono a filosofeggiare sul male e sul bene nel loro ecosistema». Così Pier Luigi Bacchini nella sua prefazione e come dargli torto? È questa un’edizione riveduta e ampliata del volume uscito qualche anno fa, e arricchito delle illustrazioni di Vania Bellosi e Alberto Zannoni. Come avevamo già sottolineato la poesia di Baroni è precisa, nitida, solidamente costruita, si muove senza fioriture, fra natura e storia, fra discorso ed antiquitas. Diversamente dai «cerimoniosi, consolanti e sconsolanti» uccelli di Saba, questi di Baroni, non stanno di norma in “gabbia”, stanno nel loro ecosistema, si muovono in ampi spazi, frequentano frondosi e “attossicati” alberi, chioschi claustrali, giardini di antichi palazzi, dialogano con l’architettura, fanno disfide. Inoltre questi versi hanno un’evidenza tutta visiva, fantastica, talora calligraficamente araldica. Per tutti: Quando smettete di volare: «La vita è emersa / dal mare come un sommergibile // ma le burrasche si sfogano al suolo / e i raggi raggiungono la terra / come voi quando smettete divolare».
Giancarlo BaroniI merli del giardino di San Paolo e altri uccelliGrafiche Step editrice, Parma 2016 pp. 76, 10 euro
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