I sogni di plastica messi alla berlina da De Carlo

Il 21esimo romanzo dello scrittore è (anche) una spietata lettura del mondo finto e social di oggi

l ventunesimo romanzo la vena picara e civile di Andrea De Carlo travalica la pura e semplice satira per imbastardirsi nel grottesco sociale e politico. I segnali si trovano nella scelta della toponomastica e soprattutto nei nomi delle persone, verosimilmente inventati tenendo però d’occhio media e quotidiani. Si è parlato di persone e osservandole da vicino nel loro elettrico e inetto agire c’è del vero in questo, come si conviene a chi abbia letto i grandi narratori delle apocalissi culturali europee di primo novecento, anche facendole transitare nella nostra confusa contemporaneità. Tuttavia la tendenza a trovarsi a essere personaggi va di pari passi col desiderio dell’autore di mettere alla berlina vizi e tic diventati ormai luogo comune per come senza imbarazzi vengono esposti al ludibrio dei social. Infatti si è sempre là: conta il numero delle visualizzazioni, la compresenza in un flusso indefinito di informazioni per attirare attenzioni sempre più distratte e superficiali.

Detto così: “Il teatro dei sogni”, questo è il titolo del libro, ha già più un indirizzo di lettura che combina e assolve i numerosi registri che De Carlo usa con perizia per approdare se si vuole anche a un romanzo confidenziale, quasi un’iniziazione sentimentale che nessun spoiler dovrà rivelare fino all’inatteso epilogo. L’incipit è folgorante, una reporter d’assalto di un programma televisivo come tanti che girano nei palinsesti tv pomeridiani sta per soffocare a causa di un pezzo di cibo rimastogli in gola. Tutto per postare l’ennesima storia. Ormai la sua vita si sposta da un video all’altro sempre in onda. Sempre da sola. Pur seguita da migliaia di follower. A salvarla un burbero archeologo, sconosciuto ai più, che si è autoconfinato con la sua assistente nella villa avita familiare. Per giunta è di nobili origini e autore di una scoperta sensazionale nel parco di casa e tenuta gelosamente nascosta. Ma, quando verrà fuori che è uno straordinario manufatto artistico dell’antichità tutti si getteranno sull’osso a cominciare dalla politica locale (ah non si è detto che in questo piccolo paese del profondo nord, come si chiamava il settentrione negli anni 90, agiscono tutta una serie di figure e figurine che dovrebbero amministrare il paese e invece pensano solo ai propri tornaconti). Però tutti costoro non hanno fatto i conti con la nuova vita, per giunta mediatica, dell’uomo.

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