I nuovi fantasmi di Carofiglio

Un romanzo d’amore e un romanzo sulla paternità, o meglio sull’assenza del padre, come uno dei perni fondanti di un’esistenza, oltre che un romanzo sulla finzione, sul recitare: è tutto questo il nuovo libro di Gianrico Carofiglio, opera che si misura con una storia alta e lo fa in modo complesso, anche nella costruzione narrativa, eppure riuscendo a sciogliere tutti i nodi con una scrittura asciutta che, senza tergiversare, riesce a essere anche poetica, ad apparire naturale e coinvolgente.«Il mio lavoro era essere un altro. E non è affatto male essere un altro, di tanto in tanto: ti fa sentire libero. Il problema sorge quando devi essere un altro per la maggior parte del tuo tempo. Il problema sorge quando devi essere un altro per sentirti te stesso. E quando non sei un altro sai di essere fuori posto», confessa Roberto Marias, maresciallo dei carabinieri che ha vissuto la maggior parte della sua vita come agente sotto copertura infiltrato nella criminalità organizzata, da quella di casa nostra ai narcos colombiani, quindi sempre costretto a recitare una parte, a calarsi in un ruolo totalmente, per non destare sospetti. A

un certo punto però non ce l’ha fatta più ad assistere e partecipare a certe cose mimetizzato tanto bene, ha cominciato a pensare, perché forse è nel fondo una carogna come loro. Con questo dubbio, un giorno un collega lo trova mentre di punta una pistola in bocca col grilletto alzato: la sua vita è diventata irreale, tutto gli appare indifferente e indifferenziato. I nizia così una terapia psicoanalitica e gli appuntamenti il lunedì e il giovedì col dottore diventano gli unici punti fermi cui aggrapparsi. Roberto non è, pero, l’unico protagonista di questo racconto che ha almeno un altro personaggio principale, Giacomo, un bambino di dodici anni, per non dire poi di un’altra paziente del dottore, Emma, ex attrice che ha avuto problemi col recitare, un po’ come Roberto, con cui comincerà a incontrarsi, e infine del dottore stesso, che a un certo punto uscirà anche per un momento dal proprio ruolo. Il racconto di Roberto, narrato in terza persona, è quello quasi solo delle sue sedute e, poi, dei suoi primi incontri con Emma. Quello di Giacomo, in prima persona, punta su alcuni sogni in cui elabora la sua sofferenza di essere stato abbandonato dal padre e la simpatia per una compagna di classe, Ginevra. Anche Roberto adolescente è stato privato del padre, che tra l’altro era americano e faceva il poliziotto in California, dove aveva la passione per il surf cui aveva iniziato il figlio, che, tornato in Italia, paese della madre, per il resto della vita si era sentito tradito. E scopriremo che anche il dottore ha un problema con la funzione paterna. Tutti i personaggi, alla fine, hanno qualcosa di simile e sono inevitabilmente, esistenzialmente attratti gli uni dagli altri, vivono un periodo di formazione e trasformazione, e Carofiglio li aiuta a incontrarsi e scoprire che tutti hanno sensi di colpa. Sarebbe scorretto dire di più della storia, mentre quel che davvero le dà vita sono queste figure, con i loro alti e bassi, con la loro spesso dura lotta quotidiana con i loro fantasmi, che, durante le sedute, riaffiorano e rivivono in vicende significative, col proprio soffrire, eppure sentire, in modo magari contrastante, il richiamo della vita, degli affetti, degli altri. Quando si finisce sotto una grande onda e si perdono tutte le coordinate di riferimento, l’unica è saper aspettare che passi, diventa una metafora generale, che si lega alla frase di Armstrong scritta su un manifesto nello studio del dottore, dalla quale si deduce che, se hai bisogno che una cosa ti venga spiegata, probabilmente allora non la capirai mai. Non è la prima volta che Carofiglio mette da parte le trame gialle e l’avvocato Guerrieri che gli hanno dato fama, ma queste pagine testimoniano la sua maturità e pulizia di scrittore al di là dei generi in cui sembra oggi debba essere imprigionata la maggioranza degli autori.

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GIANRICO CAROFIGLIO, Il silenzio dell’onda, Rizzoli, Milano 2011, pp. 300, 19 euro

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