I deportati dell’Urss: un mondo senza luna

Cosa si prova quando ti tolgono tutto? Anche i sogni? Quando anche respirare diventa difficile? Quando ti trattano come un criminale senza aver commesso alcun crimine? E l’unica cosa che non possono rubarti è la luna? A Lina, lituana di 16 anni, deportata in una notte d’estate insieme alla madre e al fratellino di 11 anni in un campo di lavoro in Siberia, capita di diventare coltivatrice di barbabietole. E di costruire un mondo a misura di fazzoletto, che la sua mano d’artista costruisce, tra gli orrori, con pezzi di matita rubati qua e là, nel tentativo di lasciare al padre, deportato anche lui, il filo d’Arianna con cui trovarli e salvarli. Avevano spento anche la luna di Ruta Sepetys è il racconto di viaggio e di smarrimento della famiglia Vilkas che si intreccia a quello di migliaia di persone del Baltico, strappate a forza dalle loro terre (Lituania, Estonia, Lettonia) quando ancora lo sferragliare della guerra non insanguinava l’Europa. Una tragedia silenziosa, la loro, un punto di vista inedito su una delle pagine più tristi e poco conosciute della storia moderna. Una pagina che, a guerra finita, pochi hanno avuto il coraggio di raccontare, in cui si vive il capovolgimento di prospettiva di chi spera nelle conquiste europee di Hitler per fermare i sovietici che li hanno derubati della felicità. E che solo anni dopo, alla conquista dell’indipendenza dall’ex Urss, qualcuno ha deciso di affidare al mondo. Tra loro c’è anche Lina che diventa donna tra la Siberia e il polo Nord. E che scrive e disegna tutto quel che le accade mentre conosce il mondo in schiavitù e a cui capita anche di incontrare l’amore.

_____________

RUTA SEPETYS, Avevano spento anche la luna, Garzanti, Milano 2011, pp. 298 18,60 euro

© RIPRODUZIONE RISERVATA