I “capricci” di Klaus Kinski, un Paganini megalomane

I libri di Stefano Loparco non sono mai banali. In quale genere possono essere categorizzati? La sua è passione per il cinema o innamoramento per le storie che i personaggi della settima arte possono raccontare? Le due ipotesi, talvolta, vanno a braccetto, ma perlopiù sono i personaggi che prendono il sopravvento occupando quasi tutto lo spazio che un critico riserverebbe non al soggetto, ma agli oggetti, nel caso specifico filmici, che animano le narrazioni dei tanti mestieri del cinema. Ecco una delle chiavi per leggere l’ultimo nato dalla penna di Loparco, che è già al lavoro su un altro personaggio-monstre del cinema italiano, Gian Maria Volonté.: qui ad essere biografato è però un film, Paganini Kinski, e di rigetto il suo autore, l’attore Klaus che nel megalomane tentativo di creare un capolavoro finisce per distruggere la propria carriera.

Stefano LoparcoKlaus Kinski. Del Paganini e dei capricciEdizioni Il Foglio, Piombino 2015, pp. 186, 15 euro

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