Incoronata da eserghi hölderliniani, la raccolta dal richiamo classico, Olimpia, è ricca di bagliori ed epifanie. Dominata da un impersonale “noi”, il dire di tono alto, più che a onirismo si richiama a un’antropologia di ciò che avvenne e avviene, nonché a una dimensione sacrale del dire. Al richiamo in forme limpide alla tradizione classica e alla romantica rivisitazione del classico di area tedesca, segue una dizione in parte enigmatica, che si apparenta a un certo dire dalla connotazione antropologica di Nanni Cagnone in una dimensione meno abissale e più abitabile. Frammento e simulacro sono le due misure di questi versi, nei quali tutto torna nello stesso luogo la tensione fra dicibilità e indicibilità, fra indeterminato, indecidibile ed interdetto. Per tutti i versi: «Ancora più in alto / in mezzo alle querce / non c’è altro che querce / siamo sempre più vicini al cielo / poiché nessuno è giunto alla sua fine / prima di morire / su quelle rovine vedemmo / ciò che di noi viene disperso»
Luigia SorrentinoOlimpiaInterlinea edizioni, Novara 2013, pp. 110, euro 14
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