Guerre stellari a colpi di mouse

«Ho scritto questo libro su MacBook Apple, ho fatto gran parte delle ricerche su Google e ho fatto moltissime telefonate su Skype, di proprietà di Microsoft. Per ascoltare la musica usavo un iPod touch e per le chiamate in mobilità uno smartphone di Google, il Nexus S. Spero che l’equilibrio di poteri sia sufficiente». Ha tutte le carte “tecnologiche” in regola Charles Arthur per aver scritto il libro Digital Wars, un’inchiesta che parte dagli anni Novanta e si spinge fino alla morte di Steve Jobs per raccontare come i colossi del web lottino per la conquista dello spazio Internet. Nota di colore: nei caratteri del titolo di copertina c’è un evidente richiamo a Star Wars, la fortunata saga cinematografica creata da George Lucas. «L’arrivo del personal computer che un utente privato poteva permettersi di acquistare, a partire dagli anni Settanta seguito negli anni Novanta dalla diffusione di Internet, ha dato via ad aziende radicalmente nuove come Yahoo!

e ha stravolto quelle vecchie, per esempio l’industria musicale, a un ritmo che cresceva in progressione geometrica all’aumentare dei numero dei computer connessi alla rete», scrive Charles Arthur, redattore di tecnologia per il «Guardian» e giornalista di tecnologia di lungo corso che ha incontrato in prima persona i protagonisti di questa storia. «In questo tornado di cambiamenti - sottolinea Arthur - sono apparse tre aziende profondamente diverse: Apple, Microsoft e Google. Quelle tre aziende avrebbero ingaggiato una serie di aspre battaglie per il controllo di zone diverse del panorama digitale. Le armi che avrebbero usato erano l’hardware, il software e la pubblicità. In campo c’erano le loro reputazioni ma anche il nostro futuro». Digital Wars parte dunque dal 1998, «quando il mondo digitale prende forma», per poi occuparsi della storia di Microsoft e del suo rapporto con l’Antitrust che nel 2004 l’Ue inflisse al colosso di Redmond una multa da 497,2 milioni di euro per abuso di posizione dominante. In un crescendo si passa poi ai motori di ricerca e quindi a Google contro Microsoft; al capitolo musica digitale e quindi alla guerra Apple-Microsoft e alla battaglia globale che si estende agli smartphone e ai tablet. Il libro si ferma al 2011 e non è un caso: il 5 ottobre muore Steve Jobs fondatore della Apple («Un’azienda che si comporta più o meno come una rock band dal leader carismatico»), «elemento visionario che oggi sembra così difficile da riprodurre», osserva Charles Arthur. «Dalla lettura di Digital Wars emerge che nell’ultimo decennio abbiamo vissuto un vero e proprio salto d’epoca - scrive il giornalista del “Corriere della Sera” Edoardo Segantini, nell’introduzione italiana al libro -. Fino agli anni Novanta si é pensato all’innovazione come ad un processo guidato da imprese private, soprattutto globali, ma fortemente condizionato dalla politica industriale degli Stati. Questa politica c’è ancora e si realizza, per esempio, attraverso le commesse tecnologiche militari e i provvedimenti degli Antitrust americano ed europeo. Mentre specularmente il peso dei Gates, dei Ballmer, dei Cook, dei Page, dei Bezos e - naturalmente di Jobs finché è vissuto - è cresciuto a dismisura. La vera ‘politica dell’innovazioné oggi la fanno loro - conclude Segantini - dalle basi della costa occidentale degli Stati Uniti, dettando i ritmi e le stesse regole del gioco a tutto il mondo. Hanno dalla propria un alleato fondamentale diffuso su tutta la terra: quell’umanità immensa, variegata e incalcolabile che chiamiamo “pubblico”».

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CHARLES ARTHUR , Digital wars, Hoepli, Milano 2012, pp. 245, 19 euro

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