Gli squarci nel disagio di Peter Kanturigi

È una poesia, questa di Kanturigi, di “epifanie”, di accensioni, di squarci e avvertimenti. Come tale ricca di “incipit” e impuntature che si risolve nel breve giro di poche frasi, di sottintesi e sfide vocali. Una poesia che mette in scena un “non adattamento”, un disagio e nel contempo tende alla riflessione o a essere gnomica. Esacerbata e ironica, prende poco spazio sulla pagina bianca e altrettanto ne lascia alla considerazione dei fatti. Una poesia senza calcolo che può diventare improbabile e immaginosa, o reticente e assente, o ricca di sobbalzi ed enigmi. Il bosco che ode e il prato che vede sembra il controcanto di una città che chiusa non ode e non sente senza passato né presente, né futuro.Per tutte le poesie valga la presente; «Era questa l’intenzione / Cominciare e ricominciare / In modo rapido, convulso / Agitarsi vaghi nella notte. / Perché Lui? // Non erano gli altri ad essere scomparsi. / Pochi secoli dopo ero a Parigi».

_____

Peter Kanturigi, Il bosco che ode e il prato che vede, Vicolo del Pavone, Piacenza 2013, pp. 6612 euro

© RIPRODUZIONE RISERVATA