Dopo La casa di ringhiera Francesco Recami ci diverte con un giallo a tinte grottesche ambientato nella Brianza delle cascine, delle lotte partigiane e delle persone scomparse; scomparse perchè forse si sono messe nei guai... In realtà il gradevole libro è una commedia degli errori ben orchestrata, con espedienti narrativi degni di un film di Hitchcock, come mostra l’uso forse eccessivo del Mc Guffin, cioè oggetti che imprimono dinamicità alla vicenda: l’angoliera contenente degli scheletri o la bottiglia di whisky che passa da un personaggio all’altro muovendo il racconto, aprendolo e chiudendolo su “altre” storie diverse da quella principale. Il protagonista, Amedeo Consonni, tappezziere in pensione e collezionista per hobby di cronaca nera, salito alla ribalta per aver risolto il caso della Sfinge di Lentate, dal suo arredatissimo appartamento della casa di ringhiera dovrà trovare il nome a delle ossa portategli in maniera inaspettata dal Barzaghi, suo compagno di lavoro quando addobbava le carrozze della Wagon-Lits, che le ha trovate in un’intercapedine nel suo vecchio casolare e ora si rivolge all’amico perchè non vuole che la polizia gli blocchi i lavori di restauro. Lo scrittore ci guida nei meandri di una narrazione forse un po’ dispersiva che alla lunga rischia di stancare, pedinando i suoi attori (il nipotino Enrico che cerca il suo orsacchiotto Bubu, l’illusione di gioventù del vecchio De Angelis) con divertito distacco, mischiando la crudeltà delle situazioni alla surrealtà dei luoghi... perfino le piramidi possono essere sepolte in Brianza! I veri protagonisti sono gli oggetti: alla fine, nel turbillon dei personaggi e degli avvenimenti, sono le “cose” le uniche cose stabili e indifferenti, anche alla penna di uno scrittore...
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FRANCESCO RECAMI, Gli scheletri nell’armadio, Sellerio Editore, Palermo 2012, pp. 232, 13 euro
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